Fin dalla notte dei tempi l'uomo ha provato a dare la propria voce ed il proprio carattere agli animali: le leggende ed i racconti degli uomini primitivi, i grandi racconti epici, le favole di Esopo e Fedro fino ai giorni nostri.

Gli esempi sono innumerevoli: citerò quelli che mi sono più cari e che mi sembrano più significativi. Si potrebbe dire che il capostipite di questa generazione di cani «buoni» è Argo, il cane di Ulisse, ritratto nell'Odissea omerica: aspetta il suo padrone per venti anni, lo riconosce nonostante un dio abbia cambiato le sue sembianze e muore subito dopo, finalmente appagato per aver rivisto il suo padrone.

In tempi più recenti mi vengono in mente altre figure di cani positivi come il simpaticissimo Milo nel film «The Mask - da zero a mito» con Jim Carrey del 1994, a sua volta tratto da un'opera a fumetti e Fang, il cane di Rubeus Hagrid nella saga di Harry Potter di J.K. Rowling.
In questa folla di cani positivi e fedeli spiccano alcune eccezioni che riflettono anche delle visioni della vita più realistiche o disincantate, ma non per questo meno interessanti.
Un primo esempio lo troviamo in Pinocchio, abitato da ben tre cani, molto diversi fra loro.
Il primo è Medoro, barboncino fedele ed elegantissimo servitore della Fata Turchina: lo vediamo prelevare Pinocchio, appena scampato all'aggressione del Gatto e della Volpe, per portarlo a casa della Fata.
Il secondo è Melampo, che in realtà non vediamo in quanto da poco defunto: Pinocchio viene «assunto» al suo posto per fare la guardia ad un pollaio; ben presto il burattino scopre che il tanto lodato e rimpianto cane da guardia era stato «corrotto» dalle faine e che dietro il compenso di una gallina «bell'e pelata» fa finta di non vedere tutte quelle che i predatori razziavano.
Il terzo è Alidoro, inizialmente feroce mastino al servizio della Legge: viene «scagliato» dai carabinieri all'inseguimento di Pinocchio che però lo salva da morte certa. Alla prima occasione restituirà il favore a Pinocchio, perchè «in questomondo bisogna tutti aiutarsi l'un l'altro».
E' chiaro che in questa triade i cani rappresentano tre tipici atteggiamenti umani: ma pur nel gioco fantastico della storia ne esce un quadro molto meno rassicurante e più fedele alla vita reale, rispetto a tutti quelli citati in precedenza: il mito del cane fedele e leale comincia ad incrinarsi: non ci si può fidare sempre «a scatola chiusa».
L'immane tragedia delle Guerre Mondiali demolisce le sicurezze e la fiducia dell'uomo in un futuro sicuramente migliore. Anche la raffigurazione dei cani nelle opere letterarie risente di questa angoscia: un esempio molto influente lo troviamo ne «La Fattoria degli animali» di George Orwell, dove i cani vengono ritratti in gruppo, senza individualità, a rappresentare il potere poliziesco (e senza gli slanci di un Alidoro) ad immagine delle tante polizie politiche utilizzate dai regimi totalitari. E non è un caso se anche nella memoria lacerata di Primo Levi il ringhio rabbioso dei cani si fonde con le urla dei nazisti all'arrivo ad Auschwitz, fino a renderli indistinguibili.

Just another sad old man
All alone and dying of cancer
(...)
Ma del resto se rileggiamo a modo «Il richiamo della foresta» non rinveniamo una mentalità molto simile, quando Buck è costretto a farsi rispettare dal branco?
L'ultimo pezzo floydiano che ha come protagonisti i cani è «Dogs of war», dall'album «A momentary lapse of reason»: qui il riferimento è chiaro fin dal titolo, la consapevolezza dell'esistenza di un'intera comunità di umani dedita all'alimentazione, alla costruzione ed alla riproduzione continua della Guerra nel mondo. Una natura che non può essere umana ma solo bestiale, non nel senso animale del termine quanto in quello mostruoso, anche se per visualizzare il concetto vengono scelti proprio i cani, visibili anche nella copertina dell'album, piazzati sullo sfondo, in una paziente quanto inquietante attesa.
We all have a dark side, to say the least
And dealing in death is the nature of the beast
One world, it's a battleground
One world, and we will smash it down
One world
Tutti abbiamo un lato oscuro (è un eufemismo)
E vendere morte è natura della bestia
Un solo mondo, è un campo di battaglia
Un mondo, e lo schianteremo
Un solo mondo
(Trad. http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=364)

Bene, lectores, è ora di chiudere: diamo un cenno di altri cani che hanno colpito l'immaginario nel cinema di qualche anno fa con buona pace degli irrilevanti film della serie "Beethoven":
- Qualcosa è cambiato (As Good as It Gets) 1997, diretto da James L. Brooks, con uno strepitoso Jack Nicholson attorniato da una straordinaria «banda» di attori. Il protagonista, un uomo disturbato e infastidito da tutta l'umanità che lo circonda comincia a mettere in discussione se stesso quando comincia (in modo quasi inconsapevole) ad affezionarsi ad un cagnolino, lo stesso che aveva tentato di eliminare nelle scene iniziali.
- Hachiko - Il tuo migliore amico (Hachi: A Dog's Tale) del 2009 diretto da Lasse Hallström, è il rifacimento di un film giapponese del 1987 tratto dalla storia vera di un cane di razza Akita che dopo la morte del padrone continua ad aspettarlo come ogni giorno alla stazione, per vent'anni, fino alla morte.
- Margin Call, del 2011, diretto da J.C. Chandor vede uno strepitoso Kevin Spacey, con un cast davvero stellare intorno a sè, protagonista di una sorta di Giorno del Giudizio, l'inizio del caos finanziario del 2008. Mentre intorno a lui fioccano licenziamenti in tronco, carriere vengono stroncate e tutti lottano contro tutti per conservare il proprio posto e la propria fetta di potere all'interno dell'Azienda (si potrebbe dire che è la visualizzazione del brano dei Floyd di «Animals») il protagonista non ha altri pensieri che per il proprio cane, malato senza speranza, l'unico essere vivente che gli strappa una lacrima e che alla fine del film sotterra amorevolmente nel giardino di quella era stata la sua casa.
Bene direi che per essere «solo» un animale domestico il cane ha scatenato una serie di collegamenti davvero incredibile: i suggerimenti di lettura, di ascolto e di visione sono tanti, sperimentatene qualcuno e fateci sapere il vostro pensiero sulla nosta pagina Facebook (https://www.facebook.com/LectorintheMirror/) o su Instagram (https://www.instagram.com/lectorinthemirror/?hl=it) o direttamente su queste pagine, dopo esservi registrati!
Lui
Nessun commento:
Posta un commento