IN
MEMORIA
Non
è mai facile affrontare certi argomenti coi ragazzi senza cadere
nella retorica da un lato o nella banalità dall'altro, vuoi perchè
delicati, vuoi perchè molto distanti da loro; è il caso ad esempio
della giornata della memoria.
Quest'anno
ho deciso di affrontare questo argomento in modo un po' più
sistematico coi miei bimbetti di seconda attraverso, sembra inutile
precisarlo, una narrazione. Ho scelto un autore e illustratore
francese, Tony Ungerer, di cui ricorre il primo anniversario della
morte il 9 febbraio. Ecclettico, irreverente, ironico scrive e
illustra i suoi libri avendo ben presente chi sono i suoi
destinatari, per i quali ha un profondo rispetto e un'alta
considerazione.
Ungerer
aveva lui stesso vissuto l'esperienza della seconda guerra mondiale,
allora un bambino, che lo aveva costretto ad abbondonare l'Alsazia e
nel libro Otto, autobiografia di un orsacchiotto, edito da
Mondadori, racconta attraverso la sguardo dell'orsetto una storia di
guerra e di amicizia.
Edito
per la prima volta in Germania nel 1999 e in Italia nel 2003, è
divenuto ormai un classico della letteratura per l'infanzia.
La
voce narrante è l'orsetto stesso e questo gli consente di mantenere,
proprio come nelle fiabe più classiche, un tono neutro,
disincantato, quasi distratto, che gli permette di delineare anche i
più tragici avvenimenti con molta levità, sostenuto in questo anche
dalle illustrazioni. Due bambini tedeschi, Davide e Oscar, di cui uno
ebreo, vivono momenti di spensieratezza fatta di giochi, scherzi con
il loro amico orsetto Otto, fino all'esplodere del conflitto. Poi il
campo di concentramento per Davide, il bombardamento della casa di
Oscar, un'azione eroica di Otto l'orsetto che lo porterà in America,
fino ad un ricongiugimento finale.
Come
sempre ho introdotto la tematica facendo parlare loro, i ragazzi, per
capire cosa conoscessero di questa giornata e di questo buio periodo
storico. La televisione, il racconto spesso dei nonni, fa emergere un
vissuto soprendentemente anche più ricco di quanto mi potessi
aspettare e poi siamo passati all'azione.
Ho
mostrato e letto alla lim il libro di Otto. Abbiamo quindi ragionato
collettivamente sulla storia che si è intrecciata alle loro
conscenze, ha fatto emergere curiosità e domande. Dopo aver
riflettuto, ho dato loro un primo difficile compito: ogni piccolo
gruppo di lavoro (3 massimo 4 bambini per ogni gruppo) doveva
ricostruire l'atmosfera delle sequenze più importanti attraverso il
disegno degli ambienti, diverse tecniche, i colori senza disegnare
i protagonisti. Lo sguardo di Otto è stato poi realizzato attraverso
una piccola sagoma del peluche apposta in ognuna delle sequenze, in
un secondo momento. L'intento era spostare la riflessione dalla
narrazione in senso stretto ad una comprensione più ampia e più
generica delle diverse ambientazioni, ognuna connotata da
caratteristiche e specificità.
Ho
voluto poi inserire alcune parole in lingua inglese legate alla
storia: guerra, pace, amico, ma anche gli aggettivi young e old
riferiti ai due protagonisti, che nella storia crescono e
invecchiano.
Come
momento conclusivo un cloze della storia stessa a cui ho abbinato le
parole proposte in lingua inglese e la consegna di illustrala in
alcuni tratti con delle immagini, come se fossero le pagine del
libro.
Una
volta realizzate le ho ingrandite e apposte al di sotto delle
grafiche determinando così la ricostruzione della narrazione
stessa.
Per
i più grandi avrei utilizzato invece la lettura dell'albo illustrato
L'albero di Anne di Irene Cohen-Janca, edito da Orecchio
Acerbo, nell'anno 2003.
Non
vi fate ingannare il fatto che si tratti di un albo illustrato non
vuol dire assolutamente che siamo di fronte ad una lettura semplice.
A ciò si aggiunga una straordinaria qualità dell'illustrazione,
pura poesia.
Anche
questa volta gli avvenimenti sono narrati attraverso uno sguardo
esterno: è un ippocastano, morente a causa di una malattia, che
decide di narrare la storia di cui è stato testimone. Si tratta
della tragica e famosa storia di una giovane ragazza ebrea, Anna
Frank, che trova rifugio in una soffitta proprio nel palazzo
antistante. I rami, le foglie di questo ippocastano allieteranno le
difficili giornate della giovinetta.
Ritengo
importante partire sempre da una conversazione collettiva
indipendentemente dall'età dei ragazzi.
Mi
è venuto in mente un insolito approccio. E' possibile scaricare dal
sito della casa editrice il pdf del libro, che, tuttavia, non è
completo, arriva solo a pagina 9 corrispondente all'entrata di Anna
nel rifugio.
A
questo punto avrei sospeso poi la narrazione per immergerci nel mondo
di Anna prigioniera della soffitta e meglio comprendere le sue ansie,
paure, ma anche i suoi sogni, le propensioni in una dimensione
interattiva.
E'
infatti possibile visitare online la ricostruzione del rifugio di
Anna andando sul link www.annefrank.org.
Conoscendo
meglio la sua quotidianità di reclusa farei immaginare, attraverso i
cambienti stagionali nella vita dell'albero, le giornate trascorse
rinchiuse nel rifugio dalla giovane. A piccolo gruppo si potrebbe poi
ricostruire alcuni momenti attraverso narrazioni e grafiche che
riproducano lo stile del libro stesso.
Come
momento conclusivo vedo bene la lettura integrale del testo proposto
e una riflessione collettiva;si potrebbe ricostruire la sagoma
dell'ippocastano, gli acquerelli sono una tecnica che ben si sposa con le
illustrazioni del libro, in ogni foglia poi potrbbero trovare spazio
le loro idee, sensazioni, sentimenti.
Ma
la riflesione, ad esempio con i bambini di classe V, potrebbe essere
anche di tipo personale/ individuale: E tu ? Come trascorreresti le
tue giornate? Quali gli stati d'animo? Cosa ti mancherebbe di più?
Ma
naturalmente le idee, gli interventi, la vostra propensione vi
consentirà di creare partendo da uno spunto il vostro percorso della
Giornata della Memoria.
FINE
LEI