Recentemente ho visto
un film e letto un libro in cui protagonista assoluto era il silenzio.
In entrambi i casi il silenzio
dei protagonisti era imposto: condizione necessaria per la propria
sopravvivenza.
in un’America
dei tempi recenti un movimento purista prende le redini del potere e porta Gli
Stati Uniti indietro di qualche secolo. Cosa accadrebbe se ogni donna avesse a
disposizione solo 100 parole in un giorno? Grandioso verrebbe da dire a qualche
amico lettore maschio. E se ci si assicurasse che tale numero di parole non
venga superato attraverso un apposito bracciale che in caso di sforamento
produca una scossa elettrica proporzionalmente più intensa in base all’entità
dello sforamento? In realtà se si è giunti a questo punto, la donna nuovamente
confinata entro le mura domestiche, privata di ogni diritto raggiunto fino a
quel momento, è anche a causa dell’indifferenza, della non lungimiranza o della
incredulità con cui la maggioranza delle donne americane avevano seguito gli
avvenimenti che avrebbero poi portato a tutto questo.
.
Così due donne si
confrontano e si scontrano Jean McClellan, la studiosa di neurolinguistica
esclusivamente dedita a rincorrere la propria carriera universitaria e la
propria dimensione personale, e l’amica di gioventù, un’attivista impegnata a
denunciare a gran voce i cambiamenti ancora non facilmente leggibili della
società, pre-bracciale.
Scienziata e studiosa
di successo Jean. vedrà modificarsi la sua condizione di prigioniera
linguistica per i suoi precedenti esperimenti scientifici che l’hanno condotta
alla scoperta di un metodo per sconfiggere l’afasia determinata da ictus. Nello
svolgersi della vicenda la scienziata si troverà a divenire promotrice in prima
persona di un piano di rivolta, non senza rischi personali se si vive in una
famiglia di quattro figli di cui tre maschi e di cui il maggiore è un convinto
purista e un marito dottore che lavora nientemeno che gomito a gomito con il
gabinetto della casa bianca.
Numerosi i cambi di
scena e ciò che appare non corrisponde sempre alla realtà; molto godibile e di
lettura scorrevole, se proprio dovessi individuare una criticità direi la
storia d’amore inserita nel racconto, non strettamente necessaria ad una trama
che è già di per sè originale e ben costruita.
E che dire del film A quiete place?
Classificato come
horror mi sembra invece più un scient-fiction. Il regista è John Krasinski, il
film è uscito nell’aprile del 2018 ed hanno già annunciato il sequel previsto
in uscita a maggio 2020. In un futuro non molto lontano, siamo nel 2020, la terra
è invasa da alieni predatori che si nutrono di esseri viventi, umani compresi. Il film
non racconta l’antefatto: come sono arrivati questi msotri sulla terra, le
immediate conseguenze, i tentativi di sconfiggerli, se non attraverso la
lettura per immagini dei titoli di giornale che hanno accompagnato i terribili
avvenimenti.
Questi esseri mostruosi sono
attirati dal rumore, nella loro orripilante testa gigante hanno infatti un
apparato uditivo altamente sofisticato che,ovvia alla loro cecità, e che permette loro di sentire da molto
lontano: la terra perciò, e il film di rimando, piomba in un silenzio
quasi del tutto ininterrotto.
Per inciso la grafica del mostro è certamente un tributo all'indimenticabile e terrorifico mostro del film Alien di Ridley Scott.
I protagonisti sono una
famiglia, gli Abbot, composta da padre madre e tre figli di cui la maggiore è
un’adolescente sordomuta; vivono in una fattoria circondata da campi di
granoturco in cui si nascondono tre mostri alieni dalle zampe di chele di
granchio che permettono loro di muoversi con estrema velocità. I dialoghi sono
pochissimi, si può fare rumore solo quando una fonte di rumore più forte
permette loro di parlare, sostituiti da sottottitoli, dai suoni della natura,
da una strepitosa fotografia e un’eccezionale capacità interpretativa degli
attori anche degli interpreti più giovani.
In un’atmosfera da
survivor si viene accompagnati nello scorrere di una giornata tipo. Ben lontano
dall’essere noioso, visto l’assenza di dialoghi tiene, al contrario, lo
spettatore incollato sulla sedia in attesa che capiti l’inevitabile e questo
avviene già nelle prime scene del film, quando il più piccolo dei fratelli
viene divorato da un mostro alieno per avere azionato uno shuttle, uno di quei giocattoli luminosi e rumorosi di cui sono piene le nostre case, quelli di cui ti penti di averlo comprato esattamente trenta secondi dopo!
Lo sfortunato
avvenimento consente di raccontare del difficile rapporto padre-figlia,
dell’amore che lega questa famiglia, della necessità di continuare a
sopravvivere e sarà proprio la giovane sordomuta ad individuare il punto debole
dei mostri e quindi a trovare un potenziale mezzo di distruzione degli stessi.
Candidato a numerosi
premi Oscar, inneggiato dalla critica, è secondo me un film che vale davvero la
pena di vedere.
Allora buona lettura e
buona visione e soprattutto SILENZIO, ma questa volta per scelta.
LEI
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