QUANDO MISTER BEAN INCONTRA PIRANDELLO...

    
     Salve a tutti egregi Lectores! Prima di leggere  le parole che sto scrivendo avrete sicuramente visto il video qui sopra: il simpaticissimo Rowan Atkinson, dopo aver annunciato il suo addio al personaggio dei mr. Bean racconta della volta in cui fu scambiato per... il sosia di mr.Bean. Sembra una cosa paradossale, vero? Eppure, come spiega l'attore inglese, più lui si cercava di ammettere senza infingimenti di essere l'attore in questione, riunciando a qualsiasi posa da divo, più il suo interlocutore pensava che lo stesse fregando! "Ma si certo, sei identico, potresti fare dei soldi con delle serate, ma non sei mica Rowan Atkinson! Ti piacerebbe magari, vero?" Alla fine il buon Rowan è costretto ad "ammettere" di essere solo un sosia e non se stesso, anche perché il suo ammiratore cominciava ad essere infastidito dalla sua insistenza nell'affermare... la semplice verità!
     E' un video divertente e ben raccontato, e forse sarebbe piaciuto a Luigi Pirandello, uno degli scrittori e dei drammaturghi italiani più grandi del Novecento, Premio Nobel per la Letteratura nel 1934 e grande indagatore di quel contrasto fra la propria identità e quella che gli altri ci riconoscono.
     La cosa stupefacente è che un episodio simile a quello del video è capitato anche a Pirandello, come ha raccontato il critico teatrale Renato Simoni in un articolo del 1946. Durante le prove di una sua commedia Pirandello, per distrarsi da una fase particolarmente stressante del lavoro, viene invitato da Simoni a cenare da un suo amico, al quale aveva peraltro già annunciato la sua presenza. Lo scrittore accetta, ma chiede di non essere presentato come Luigi Pirandello: forse per scherzo, forse per abbandonare per un attimo i panni dello scrittore famoso e celebrato.
    Il padrone di casa rimane spiazzato: gli era stato annunciato il grande scrittore e si ritrova davanti una persona che afferma di essere qualcun altro, semplicemente uno che gli somiglia.
     Per superare l'imbarazzo l'ospite viene dichiarato gradito ed accolto "a prescindere" e la serata può  proseguire in modo rilassato e sereno. Eppure Pirandello a quel punto comincia provare disagio, forse pensava che la sua identità sarebbe stata indagata più a lungo, che i commensali non si sarebbero rassegnati tanto presto a considerarlo solo una maschera, un sosia; forse comincia a capire che non ci vuole poi molto a perdere la propria identità,  e si sente come prigioniero di uno dei suoi romanzi.
    Decide quindi di porre termine alla burla, e davanti al comprensibile scetticismo dei commensali si affanna a mostrare lettere, documenti ed altro per affermare la sua vera identità. L'immediato assenso e l'affettata condiscendenza non fanno che accrescere la sua ansia di essere riconosciuto davvero per quello che è, lo scrittore e drammaturgo più famoso della sua epoca, Luigi Pirandello, diamine, come possono aver creduto così facilmente che fosse qualcun altro?
    La storia finisce qui; lo scrittore siciliano ne farà cenno in una intervista successiva al "Resto del Carlino" dove afferma che il cosiddetto Pirandellismo, le teorie sulla precarietà e sulla debolezza del vero io non sono una sua invenzione, ma sono semplicemente la vita quotidiana, l'episodio in cui era stato coinvolto, nel quale "era lui ma non era lui", era la prova di tutto ciò.
     Rowan Atkinson la prende con filosofia, alla fine del suo racconto, non ci tiene molto a convincere il suo interlocutore, l'episodio è per lui solo un effetto collaterale (magari un po' distorto) della celebrità, ma nulla di più, non lo mette in crisi. Per Luigi Pirandello invece è una prova della triste realtà, dove ci sono "tante maschere e pochi volti".
     A noi resta la lezione di un grande scrittore, che ha anticipato un tema tremendamente attuale, reso più urgente dall'azione talvolta spersonalizzante dei moderni mezzi di comunicazione di massa. Quante volte possiamo essere scambiati, spacciati per qualcun altro, nei meandri delle immagini ritoccate e moltiplicate della Rete? Quanto tempo ci vuole per dipingerci come qualcuno che non siamo mai stati? Quanti potrebbero crederci?
    A voi la risposta cari Lectores, magari leggendo una delle novelle di Luigi Pirandello, moderno, contemporaneo almeno  quanto mister Bean. 

LUI



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