LA VERSIONE DELL'EROE



Dopo il post sul "Furioso" non mi si è ancora spenta la voglia di parlare dei classici, quindi torniamo "a bestia" sul tema grazie ad un libro che troviamo già nella nostra libreria "Tusitala" da un po' di tempo; un libro che può darci un criterio e la motivazione giusta per avvicinarci, in qualsiasi modo, ad un classico: "Perchè leggere i classici" di Italo Calvino, Mondadori. In realtà si tratta di una raccolta di saggi del grande scrittore italiano, in cui si parte dalla ricerca di una definizione efficace di "classico", per poi soffermarsi anche sulle ragioni dell'importanza e della necessità non solo della sua lettura ma sopratutto della sua ri-lettura.

"Tendenzialmente sono un lettore onnivoro e per di più tra i miei lavori professionali c'è anche quello di lettore editoriale. Ma cerco di salvare più tempo che posso per letture disinteressate, per gli autori che mi piacciono, ricchi di sostanza poetica, il vero alimento in cui credo."
(Dall'Introduzione)

In questa parte del libro la risposta al quesito posto dal titolo non mancherà di sorprendere il lettore, ma questo sarà solo l'inizio. A seguire infatti sfilerà una sorta di "playlist" che comprende i testi e/o gli autori preferiti da Calvino, esaminati uno ad uno. Troveremo quindi dei titoli noti alla maggior parte di noi, come Odissea, Orlando Furioso o Robinson Crusoe; ed autori altrettanto famosi come Tolstoj, Dickens, Flaubert, Stevenson e Twain, ma spiccano anche nomi meno conosciuti al grande pubblico, come Gerolamo Cardano, Joanot Martorell col suo "Tirant lo Blanc" o Giammaria Ortes.
In definitiva si tratta di un libro che apre le porte a centinaia di altri libri, innesca curiosità e ricerche di testi conosciuti e non, un libro che va assecondato subito prima che diventi troppo ingombrante!
Allora, prima che avvenga l'irreparabile e si moltiplichino le suggestioni fino a diventare ingestibili cogliamo al volo il primo (implicito) suggerimento di Calvino e ci dirigiamo senza paura su Omero, un Omero ringiovanito reso più "palatabile" grazie ad una preziosa operazione di Alessandro Baricco, nata pensando che "sarebbe stato bello leggere in pubblico, per ore, tutta l'Iliade". Questa, in sintesi la genesi di "Omero, Iliade", Feltrinelli. 
Baricco, sorretto da un intento davvero meritorio, opera una specie di editing per i lettori del secondo Millennio, intervenendo con tagli e piccole aggiunte su una preesistente traduzione in prosa italiana del capolavoro di Omero ad opera di Maria Grazia Ciani, edita da Marsilio. 
Come spiega lo stesso Baricco nell'introduzione i suoi interventi sono stati di quattro tipi:
- eliminare gli interventi degli Dei;
- accentuare l'evoluzione lessicale e stilistica verso un linguaggio il più moderno possibile, cosa già presente nella traduzione di riferimento;
- narrazione dei fatti in soggettiva, ossia è semrpe un personaggio specifico che racconta un dato episodio;
- alcune aggiunte, non invasive, al testo, per dare conto di un "finale", la presa di Ilio, che nell'originale omerico in realtà non viene narrata.
Il risultato è un racconto molto più "umano", laico e credibile, funzionale rispetto all'obiettivo di riportare la narrazione omerica fra la gente comune senza ossessioni filologiche o didattiche fuoro luogo nel contesto di una lettura pubblica, e che invece possono essere stimolate proprio da un'opera del genere.


Una considerazione prima di concludere.
Alessandro Baricco dedica una postilla di ben sette pagine ad una considerazione doverosa: lo scrittore torinese ha in sostanza dubitato dell'opportunità di scrivere questo libro in un'epoca come questa, di guerre quotidianamente riversate sui nostri teleschermi (Papa Francesco direbbe di Terza Guerra Mondiale Globalizzata): . In primo luogo spiega l'inclinazione del testo omerico a raccontare le ragioni dei vinti, a sottolineare la lentezza con cui si giunge allo scontro brutale, come un ritardo che dà un'ultima possibilità alla pace. In secondo luogo ammette onestamente che i racconti di guerra, violenza, atti eroici, brutalità hanno da sempre attratto l'uomo per la loro particolare "bellezza". Riconoscere e considerare seriamente questo aspetto senza ipocrisia è l'unico punto di partenza per "capire che solo quando saremo capaci di «un'altra» bellezza potremo fare a meno di quella che la guerra ci offre. Costruire un'altra bellezza è forse l'unica strada verso una pace vera".
Direi che questo è il giusto orientamento per leggere (o ri-leggere) un classico come l'Iliade.
Ultima segnalazione riguarda un libro non recente di Edoardo De Crescenzo, "Elena, Elena amore mio", che è una sorta di narrazione collaterale all'Iliade. La cosa che ho trovato interessante, al di là della leggerezza del testo, è la visione molto umana, degli eroi, che qui vengono visti in modo molto più realistico e contemporaneo, a volte come killer assetati di sangue a volte come guerrieri loro malgrado. Uno sguardo diverso, divertito sugli eroi da parte di un eroe minore, che combatte una sua personale battaglia per ritrovare il proprio padre.
Chiudo qui, rimandando al richiamo nella colonna qui di fianco per i libri citati presenti nella nostra libreria on line e augurandovi un buon week con ottime letture!

LUI  

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