STORIE DI ISOLE, SOGNI ED INCUBI DI CARTA (parte I)

    C'è un luogo che è stato ed è spesso al centro della fantasia degli artisti di ogni tipo, fin dalle origini della parola scritta ed è l'Isola.  Il mondo dell'arte è pieno di isole, vere o inventate, che riflettono il sogno, un luogo ideale di pace e serenità, il rifugio dell'eroe oppure all'estremo opposto l'idea di un esilio, una punizione severa, il delirio di onnipotenza.

     Su questo binario un po' inquietante si muovono sia storie su isole reali che storie di isole inventate. una delle isole esistenti più citate nell'antichità è naturalmente Itaca, regno di Ulisse e teatro del suo sanguinoso ritorno. Per rimanere "in zona", a pochi metri troviamo Zante, luogo di nascita di Ugo Foscolo, immortalata nel sonetto a lei dedicata: entrambe le isole greche, pur reali e tangibili assumono i contorni del sogno, di un luogo ideale di pace. A concludere il trittico della categoria "patria di artisti ed eroi" non poteva mancare Caprera, buen retiro dell'eroe nazionale per eccellenza Giuseppe Garibaldi, oggi museo che parla molto del carattere di quest'uomo che ancora oggi suscita sentimenti contrastanti e giudizi spesso diametralmente opposti.

   Sul binario "oscuro" invece troviamo isole che sono diventate sinonimo di prigione, esilio, confino, quasi sempre tristemente famose: Elba e Sant'Elena prime fra tutte, luoghi di esilio di Napoleone Bonaparte; ma non sono da dimenticare nell'era contemporanea Ponza e Ventotene, isole del confino fascista da un lato ma che hanno anche visto germogliare le idee ed i valori che oggi sono diventati la Comunità Europea. Chiudiamo con un'altra isola che è entrata nel dizionario come sinonimo di prigione da cui è (quasi) impossibile evadere: sopratutto i film hanno sfruttato questa "location" emblematica fra i quali citiamo il super famoso "Fuga da Alcatraz" (1979) di Don Siegel, con Clint Eastwood e l'apocalittico "Codice Genesi" (2010) dei fratelli Hughes con Denzel Washington e Gary Oldman.

   Se passiamo alle isole più propriamente letterarie ed inventate troveremo una miriade di titoli: abbiamo deciso di limitarci a quelli che ci sembrano più significativi ordinati cronologicamente.

    Il primo posto spetta senza dubbio al grande Platone (IV secolo a.C.), che nel "Timeo" ci parla di Atlantide, magnifica isola che verrà poi interpretata come prototipo di società ideale, "estinta" a causa di una catastrofe naturale.

    Facciamo un saltino di qualche migliaio di anni ed atterriamo nell'isola che salvò la vita all'avventuriero Robinson Crusoe (1719), l'homo faber del settecento, creatura del vulcanico inglese Daniel Defoe, imprenditore, iconoclasta, oppositore religioso, "panflettaro", giornalista e grande romanziere. Un libro che affascina ancora oggi grandi e piccoli non può non essere un capolavoro assoluto. L'isola è buona, ricca di risorse: sono gli uomini i cattivi.

    Dall'altra parte dell'Atlantico poco più di cento anni dopo (1843) appare il racconto di un uomo misterioso che ha creato le basi della moderna letteratura dell'orrore ed al contempo ha creato una delle prime figure di Investigatore: andate a leggervi di corsa "Lo scarabeo d'oro" di Edgar Allan Poe. Sull'isola di Sullivan, Carolina del Sud, mistero, scienza, ironia, affabulazione si condensano in un racconto che non smette di stupire ed affascinare. L'isola è lo scrigno, un enorme tela che nasconde un enigma.

   Al gradino successivo, nel 1874 troviamo un altro autore a dir poco leggendario, per molti il fondatore della scienze fiction, per altri un visionario capace di intuizioni geniali verso il futuro: in ogni caso è uno dei paradisi dei lettori del fantastico: Jules Verne. In questo anno viene pubblicato a puntate su una rivista "L'isola misteriosa", che conclude una sorta di trilogia iniziata con "I figli del capitano Grant" e proseguita con "Ventimila leghe sotto i mari". Il luogo è misterioso, naturalmente e nasconde gelosamente un segreto che è uno dei più grandi colpi di scena.... chi se lo ricorda? 

   Passano meno di dieci anni, ed uno scrittore la cui lettura Borges definì "una delle forme della felicità", Robert Louis Stevenson, con la sua "Isola del Tesoro" scrive il suo primo successo. E qui ogni commento è superfluo, direi. L'isola è il teatro di un passaggio dalla fanciullezza  all'età adulta per il protagonista delle vicende narrate, ma attorno a lui si dipana un intreccio che è uno dei più grandi godimenti letterari della storia, che ha sfidato i secoli fino ai giorni nostri.

   Ma il 1883 non ci regala solo uno strepitoso Stevenson: in questo anno letterariamente fortunato vede la luce "Le tigri di Mompracem". Salgari, armato solo di un atlante e della sua straripante fantasia ci regala uno dei personaggi più cari per i bambini della mia età, che lo conobbero nello sceneggiato di Sergio Sollima del 1976, imperniato sulla barba di Kabir Bedi, la bellezza di Carole André, la faccia da schiaffi di Philippe Leroy e la cattiveria monumentale di Adolfo Celi, rispetto al quale Darth Vader sembra uno scolaretto delle Suore dell'Immacolata.... Qui l'isola è il rifugio dell'eroe, il simbolo della libertà contro l'oppressore, un rifugio che viene violato ma non domato.... 

     Ancora un altro salto; siamo nel 1897 ed H.G. Wells fa fare un salto di qualità alla fantascienza: i sogni di progresso e di macchine ed imprese meravigliose lascia il posto ad altrettanto profetiche visioni  di potere e di deviazione morale. Esce "L'isola del dottor Moreau", dove prendono forma i peggiori incubi. Qualcuno vuole creare nuovi esseri viventi, artificiali, unendo elementi umani ed animali. E' il fantasma di un Mengele che non è ancora nato ad abitare queste pagine. Da leggere, assolutamente.

Finisce qui la prima parte del post.... Abbiamo ancora un centinaio di anni da attraversare.
Alla prossima!

LUI 





    


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