L’IMPRINTING DELLA FANTASIA



Il libro che ho accanto al computer in questo momento si intitola “Mary Poppins apre la porta” ed è il terzo libro degli otto che compongono la saga della bambinaia più famosa della letteratura per ragazzi, eccettuata forse Tata Matilda. L’autrice è Pamela L. Travers, immortalata nel recente film “Saving mr. Banks” dove viene interpretata dalla grandissima Emma Thompson, che guarda caso è stata anche la sceneggiatrice e l’interprete di “Tata Matilda” i cui libri furono scritti da Christianna Brand, di poco più giovane della Travers.
Il libro in mio possesso, edito da Bompiani, ha almeno quarant’anni: mi fu regalato ad una vendita scolastica di libri, in quarta o quinta elementare: Mary Poppins insieme al Capitano Nemo mi hanno dato le ascisse e le ordinate entro cui sviluppare la mia fantasia. 
Questo perché le storie di Mary Poppins sono fra le più straordinarie macchine generatrici di fantasia allo stato puro. Rileggendo questo libro consumato dal tempo e dalle mie dita ho potuto notare degli aspetti che non potevo cogliere da piccolo e che ho messo in relazione con la biografia dell’autrice, che non conoscevo affatto. 
Ad esempio è molto interessante il fatto che siate stata una seguace del mistico e filosofo Georges Ivanovič Gurdjieff, che combinava nei suoi insegnamenti molti aspetti di filosofie e religioni orientali come il Buddismo o l’Induismo, integrandole con insegnamenti del Cristianesimo e dell'Islam.
Per questo, quando Mary Poppins dice “…io sono contenta di poter dire che che io sono veramente dove mi capita di essere!” La cosa acquista un significato che va oltre lo stupore di vederla in posti diversi e fantastici per assumere un significato molto più profondo molto vicino ad una situazione zen; ad ogni modo si innestano delle altre letture a cui non avevo pensato prima, confermando la teoria secondo la quale ogni romanzo è una macchina generatrice di interpretazioni.
Un altro aspetto che rimanda alle filosofie orientali è contenuto, a mio parere nella favola “Il Gatto che guardò il Re”, dove il tema è il recupero del proprio io, seppellito da bisogni non necessari, che distraggono dall’essenziale (altro argomento importante nella filosofia di Gurdjieff). Il Gatto della favola esegue proprio questo compito nei confronti del Re e poi va via; “quando trova qualcuno, sta con lui qualche tempo, ma non a lungo. Perché basta appena il battere di un secondo per guardare in fondo ai suoi occhi verdi e scoprire se stessi.”
Forse anche il ricorso continuo ad immagini di danza e ballo (come nei capitolo “I desideri del Signor Twigley” e in “Alta Marea”) riflette l’esperienza filosofica al seguito di Gurdjieff che aveva studiato a lungo il sufismo e le danze sacre dei Dervisci, innestando queste esperienze nella sua elaborazione filosofica e spirituale.
Un’ultima osservazione riguarda un aspetto che fin da piccolo mi aveva sempre divertito e cioè il modo in cui Mary Poppins riesce a smontare gli sguardi di stupore, rabbia o tristezza dei suoi interlocutori, siano essi i bambini della famiglia Bank o qualcuno dei bizzarri personaggi che popolano le sue uscite. Ne faccio una piccola lista:
  • “…poi guardò severamente i bambini: ‘fatemi il piacere di lasciare in pace le mie povere scarpe’ disse bruscamente ‘non sono un articolo di magazzino da esaminare.’”
  • “Passeggiate con calma” anìmmonì con una certa aria offesa “non siete in una scuola di cetacei…”
  • “Desidero andare a casa per prendere una tazza di tè, non sono mica un cammello nel deserto.”
  • “E tu perché mi guardi con tanta insistenza, Giovanna? Non sono un Orso Ammaestrato”.
  • “Ho detto dieci minuti”, ella sottolineò. “E intendo dieci minuti, e non guardatemi così: non sono uno spaventoso Gorilla.”
  • “Su andiamo, e sbrigatevi, per piacere! Questa non è una parata di tartarughe!”
L’imperturbabilità e, diremmo oggi, “l’acidità” di Mary Poppins vanno di pari passo, insieme con la dolcezza dei suoi racconti e gli insegnamenti che riesce a far pervenire ai ragazzi.

Al termine di questo post vorrei proporre un intero brano, a mia parere uno dei più emblematici del carattere di Mary Poppins ed anche uno dei più riusciti nella sua costruzione. Ci troviamo all’inizio del libro, Mary si è da poco materializzata davanti ai bambini che stavano facendo scoppiare nel parco dei razzi per la festa di Guy Fawkes, scendendo dal cielo come trasportata da una favilla. Ma quando Michele, una volta a casa e messo a letto, glielo fa notare la sua reazione è la seguente:

“No,” assentì Michele pensoso. “Tu non ne hai bisogno. Chi può venir fuori da un razzo, come hai fatto tu questa sera, dev’essere nato fortunato. Io intendo… Oh! non guardarmi così!”
Emise un grido di paura perché Mary Poppins lo stava fulminando con uno sguardo tale che lo annichilì.
Impalata nella sua camicia da notte di flanella, sembrava che volesse agghiacciarlo nel suo caldo tettuccio.
"Mi domando se ti ho capito bene?” Domandò con voce glaciale. “Mi è sembrato di capire che tu parli di me come se fra me e un razzo esistesse qualche nesso.” E disse la parola “Razzo” in tal modo da farlo sembrare addirittura micidiale.
Terrorizzato Michele si guardò attorno. Ma nessun aiuto gli venne dai fratellini; tuttavia egli era sicuro del fatto suo.
“Ma sì, Mary Poppins,” continuò coraggiosamente.
“Il Razzo venne giù all’improvviso, con uno scoppio e tu vi eri dentro e sei piombata giù dal cielo.”
Mary Poppins pareva ingigantita, mentre si avvicinava a lui. “All’improvviso?” ripeté adirata. “Io apparii all’improvviso e venni fuori da un razzo?”
Egli si ritrasse un po’ contro il guanciale. “Ma certo, così per lo meno ci è sembrato. Non è vero, Giovanna?”
“Ssst…” sussurrò Giovanna disapprovando. Sapeva che non era il caso di insistere sull’argomento.
“Debbo dirtelo, Mary Poppins. Ti abbiamo vista!” Continuò invece Michele piangendo. “E se non sei venuta fuori da un razzo, da dove sei venuta? Non c’era nemmeno una stella!”
“Con uno scoppio!” riprese Mary Poppins furibonda. “Fuori da un razzo, con uno scoppio! Molte volte mi hai insultata, Michele Banks; ma mai come questa volta! Se sento ancora qualcosa sugli Scoppi o i Razzi…” Ella non disse cosa sarebbe capitato ma il bambino sapeva che sarebbe accaduto qualcosa di terribile.
“Cip-cip.”
Una vocina chiamò dal davanzale della finestra. Un vecchio Stornello guardò nella camera dei bimbi e batte concitato le ali.
Mary poppins corse alla finestra.
“Va’ via, spaventapasseri,” disse fieramente. Mentre lo stornello si allontanava, spense la luce e si mise a letto. I bimbi la sentirono mormorare con rabbia: “Scoppio,” mentre si tirava su le lenzuola.


        LUI

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