ANDARE OLTRE LE "FAKE NEWS"

Tutti noi, genitori, insegnanti o semplici utenti, abbiamo chiaro che uno dei termini che negli ultimi mesi si è imposto alla nostra attenzione è “FAKE NEWS”, cioè notizie false. Le fake news trovano spazio sopratutto sul web, attraverso testate on line e sopratutto profili social; ultimamente sono state usate per influenzare l’elettorato o indirizzare le paure della gente in un senso o nell’altro secondo un calcolo economico o politico.
Eppure non siamo obbligati a soccombere davanti a questo nuovo tentativo di regressione culturale perché abbiamo le armi giuste, forniteci proprio dalla Rete, per valutare nel modo migliore una notizia ed il suo grado di credibilità.
Faccio un esempio pratico con una notizia uscita in torno alla metà dello scorso mese di giugno: uno studio del Centro Ragnar Frisch per la Ricerca Economica in Norvegia ha eseguito 730.000 test dal 1970 al 2009 sul Quoziente di Intelligenza di migliaia di norvegesi concludendo che il punteggio è in netto calo.
Questo il fatto.
Ogni testata, cartacea e/o on line ha utilizzato la notizia per dare la propria spiegazione a questo fatto: siamo tutti meno intelligenti, stiamo regredendo, allarme rosso, siamo vittime di un nuovo virus; le cause? L’inquinamento dell’aria e dei cibi, l’abuso di videogiochi, il crollo della lettura, superficialità del web e chi più ne ha più ne metta.
Come spesso accade pochi hanno chiaramente separato i fatti dalle opinioni o hanno indicato chiavi di lettura documentate. 
Basta fare un giro su tutti i siti che hanno trattato la notizia per renderci conto che non è tutto oro quello che luccica. Se leggiamo bene infatti vediamo che:
  1. Lo studio riguarda un indice, il cosiddetto Quoziente Intellettivo, che non è universalmente accettato dalla comunità scientifica.
  2. I risultati riguardano la popolazione norvegese e non quella mondiale.
  3. Lo studio non offre spiegazioni: i due autori, Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg suggeriscono delle cause possibili ma senza fornire prove ulteriori, quindi solo in via ipotetica.
Una volta considerati questi tre punti possiamo vedere come la paura e “l’effetto emergenza” vengono immediatamente disinnescati, ridimensionando drasticamente la portata della notizia.
Nella mia ricerca sono risultati utili sopratutto tre articoli che passo a linkare:




Leggendo gli articoli di questi link potrete facilmente capire che è possibile, usando gli stessi mezzi della Rete andare oltre la sensazionalità e la frettolosità di un articolo che pretende di dare spiegazioni certe quando sono soltanto supposizioni, generando paure che non hanno motivo di essere: è il caso dell’articolo del sito di Rai News.

Chiaramente anche le semplici opinioni, sopratutto quando sono documentate e spiegate bene possono ispirare e fornire soluzioni ma devono essere sempre separate dai fatti ben raccontati. In questo caso l’esempio di riferimento è l’articolo di Serena Dandini su IoDonna, dove troviamo anche un bel consiglio di lettura: un saggio che sembra davvero interessante sull'ondata di "semplificazioni ed opinioni fast food ricavate da quella che si chiama ormai l'Università di Google". Si tratta di "LA CONOSCENZA ED I SUOI NEMICI" di Tom Nichols, politologo di Harvard: cercherò di procurarmelo senz'altro! Come minimo avrò degli elementi in più per giudicare e valutare la realtà che mi circonda. 

In definitiva siamo sempre noi, singolarmente, individualmente che possiamo fare la differenza se non cediamo alla pigrizia mentale e se davvero vogliamo andare oltre le comode spiegazioni già confezionate.
A questo proposito è molto utile anche una immagine a cura dell’IFLA, la "Federazione internazionale delle associazioni e istituzioni bibliotecarie” che ci dà un pratico memorandum: non è così difficile e non bisogna essere laureati o esperti giornalisti per rendersi conto di una notizia data bene o male e commentata correttamente o tendenzioso.
Parleremo ancora di questo  problema esaminando altri argomenti che occupano spesso le prime pagine dei giornali dei TG o dei siti ma che spesso vengono presentati solo per non far riflettere e incutere paura.

Alla prossima!

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