CON OGNI MEZZO NECESSARIO



    Ehilà, Lectores! Visto che titolo minaccioso? Come qualcuno saprà si tratta della citazione di un discorso di Malcolm X, grande attivista per i diritti dei neri negli anni sessanta, barbaramente ucciso nel 1965. Qui lo utilizziamo per indicare il profilo di due persone, praticamente due coetanei, che hanno dedicato la loro vita ad avvicinare alla parola scritta le persone più svantaggiate ed emarginate del loro tempo: don Lorenzo Milani ed Alberto Manzi. La loro determinazione era feroce, la loro passione indistruttibile: entrambi pagarono duramente le loro scelte controcorrente e la loro opera ha dimostrato il valore rivoluzionario della parola. La decisione con la quale portarono avanti le loro idee e le loro intuizioni giustifica il titolo che abbiamo utilizzato, apparentemente bellicoso (era la didascalia di una foto con Malcolm X alla finestra di casa sua col fucile imbracciato) ma che rende molto bene la loro grande abnegazione.

    Inutile dire che sono stati due personaggi, entrambi raffigurati in due belle fiction televisive, incredibilmente incompresi e strumentalizzati, osteggiati in vita, “utilizzati” quando veniva comodo ed infine glorificati una volta in condizione di “non dare più fastidio”.  
    Partiamo da don Lorenzo Milani: per me, in particolare, è stato un incontro (letterario) fondamentale. Leggendo don Milani mi accaduta quella cosa che dovrebbe accadere sempre quando leggiamo qualcosa di bello: ho cominciato a vedere le cose in modo diverso, un po’ come quando hai degli occhiali sporchi e qualcuno comincia a pulirti le lenti.  Le sue parole mi hanno fatto fare arrivare ad un livello superiore di consapevolezza. La lettura dei suoi testi ha ispirato, fra le altre cose,  la decisione di diventare un obiettore di coscienza e che il Servizio civile dovevo farlo sporcandomi un po’ le mani, a costo di qualche piccolo shock... 
    Ben presto don Milani, per me come per tanti altri, è diventato un mito, una bandiera, un modo per far sapere agli altri da che parte stavi, eppure fu proprio lui, ancora in vita, a mettere in guardia da questo pericolo: lui che ordinò la distruzione di tutto ciò che aveva scritto, che già in vita aveva dimostrato come avesse cambiato direzione tante volte, perché la sue opera pastorale, educativa e didattica non poteva ridursi ad un “qui ed ora” che avevano già perso la propria forza e la propria validità e che andava continuamente evolvendosi. Il suo colpo di genio più grande è stato proprio metterci in guardia da se stesso! 
    Così quando si parla di don Milani oggi credo che la sua vera eredità non consista in un certo modo di fare le cose, ma piuttosto nell’orientamento, nell’attitudine, nel caso specifico l’attenzione verso gli svantaggiati che la nostra società produce ancora oggi in misura sempre più grande.  L’altra sua eredità è stato un odo peculiare di intendere la Politica e la Trasformazione della Società (qualcuno può usare il termine Rivoluzione): attraverso la conoscenza e l’attuazione della Costituzione (della quale il 2017 è stato il settantesimo compleanno) con il Potere della parola più che sul “semplice” sovvertimento dell’ordine sociale ottenuto con la forza. 
    Il duemiladiciassette appena passato ha segnato anche il trentennale della sua scomparsa: diamo allora qualche indicazione per riascoltare la sua voce e capire il suo spirito. Una delle pubblicazioni più recenti è stata quella di Eraldo Affinati, dal titolo azzeccatissimo: “L’uomo del futuro”, ma recente è anche “A cosa serve avere le mani pulite se si tengono in tasca” edito da ChiareLettere, con scritti relativi al processo in cui don Milani fu coinvolto per aver difeso le istanze dei primi obiettori di coscienza al Servizio Militare di Leva. Costituiscono invece due classici la sua biografia, ad opera di Neera Fallaci e la famosissima “Lettera ad una professoressa”, ristampata ancora dall’originaria Libreria Editrice Fiorentina ma anche da altri editori. Naturalmente li trovate tutti (con l’eccezione, purtroppo, del testo della Fallaci) nella nostra libreria on Line TUSITALA: https://tusitala.stores.streetlib.com/
    
Arriviamo così ad Alberto Manzi, il famoso maestro che dal 1960, per otto anni di fila alfabetizzò gli italiani con la televisione, un’impresa che da sola basterebbe a farlo passare alla Storia: grazie alle 484 puntate della trasmissione “Non è mai troppo tardi”, sostenuta dal Ministero dell’Istruzione, decine di migliaia di italiani potettero conseguire la licenza elementare.
Il   Grande successo della trasmissione televisiva rischia però di mettere in ombra la sua storia e gli avvenimenti che in qualche modo hanno forgiato e caratterizzato questo uomo dal genio multiforme. Ad esempio il suo primo incarico come insegnante fu, a guerra appena conclusa, nell’Istituto di Rieducazione e Pena “Aristide Gabelli di Roma”, dove per essere accettato dalla sua classe di 94 alunni (!!) dovette letteralmente fare a botte con il “capo” della Gang che vi si era formata. Questo rende un po’ l’idea della situazione del tempo e spiega come mai l’incarico era stato rifiutato da altri quattro maestri prima di lui! Eppure la sua opera ebbe successo: da quell’istituto considerato come un seminario della feccia romana uscì il primo giornale degli Istituti di Pena dal titolo molto indicativo: “LA TRADOTTA”.
    Altra esperienza che ci parla della stoffa di quest’uomo sono stati i suoi frequenti viaggi in vari stati dell’America del Sud, nel quale la sua opera di alfabetizzazione a favore di popolazioni che non avevano diritti in quanto non avevano istruzione, fu giudicata “sovversiva” dalle autorità che non esitarono a incarcerare e torturare il “maestro degli indios”.
    Se non bastassero queste rapide note biografiche è necessario citare una sua presa di posizione molto scomoda e vista con gli occhi del presente assolutamente fuori dal tempo: il suo rifiuto, all’inizio degli anni ‘80 di compilare la Scheda di Valutazione per i suoi alunni. Va sottolineato che anche qui pagò di persona la sua libertà, venendo denunciato e punito con svariati mesi senza stipendio.
    Alberto Manzi ha scritto varie opere per ragazzi far le quali ricordiamo “Orzowei”, “E venne il sabato” e “Grog, storia di un castoro” che vinse il premio “Collodi” nel 1948. Le sue storie parlano spesso del contatto con il diverso e di riscatto umano. 
    
Abbiamo naturalmente inserito questi tre titoli nella nostra libreria insieme ad un altro testo in cui Alberto Manzi non poteva non avere un posto: si tratta di “STORIA ILLLUSTRATA DELLA LINGUA ITALIANA” di Luca Serianni (un vero e proprio faro per la nostra lingua) e Lucilla Pizzoli. Si tratta di un libro scorrevole e divertente ma che descrive con molta precisione l’evoluzione dell’Italiano dalla sua nascita ai giorni nostri. L’avessimo avuto noi “ai nostri tempi!”
    Nel ventesimo anno della sua scomparsa è stato pubblicato anche un libricino, per le Edizioni Dehoniane di Bologna, del titolo “NON E’ MAI TROPPO TARDI - Testamento di un maestro. L’ultima conversazione con Roberto Farnè”.
    Per un “assaggio” di Alberto Manzi possiamo visualizzare anche questo bel video su YouTube con una delle sue ultime interviste, cliccando sul link: https://m.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw

    Alberto Manzi e Lorenzo Milani: due veri e propri eroi del nostro tempo, paladini della parola scritta e parlata, del riscatto di tutti coloro che venivano tenuti volutamente ai margini dei diritti democratici pur proclamati ad alta voce. Nonostante tutto non sono stati ancora conosciuti ed intesi in pieno, ed i problemi contro i quali hanno lottato duramente persistono ancora oggi, in piena era digitale.

Le prove? Ne citeremo due, fra le tante.
Oggi l’Italia per la Dispersione scolastica è la quintultima in Europa, poco prima di Romania, Portogallo, Spagna e Malta. Rimane anche molto alta la distanza fra Nord e Sud, Centro e Periferie. (Cfr. http://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/EDN-20170908-1)
Il Rapporto ISTAT “Produzione e lettura di libri in Italia” per l’anno 2016 (lo analizzeremo nel dettaglio in un altro post)  afferma che il lettori sono in calo, dal 42% al 40,5%. Inoltre “nell’opinione degli editori, i principali fattori che determinano la modesta propensione alla lettura in Italia sono il basso livello culturale  della popolazione (39,7% delle risposte) e la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura (37,7%)” (abbiamo evidenziato noi l’ultima parte dell’affermazione).

    Come si vede avremmo bisogno ancora oggi di don Lorenzo e del Maestro Manzi, anche se non esistono più milioni di analfabeti come negli anni sessanta ed il benessere è arrivato anche nei luoghi più remoti della penisola. I problemi hanno cambiato volto ma hanno inchiodato ancora una volta la società ad una fotografia che sembra (fatte le debite proporzioni) quella di quarant’anni fa.

Meditate o Lectores, meditate….

Lui



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