IL LIBRO PIU' BELLO DEL REAME


     Eccovi ritrovati nell’anno nuovo, cari Lectores, un po’ più vecchi e si spera
sempre meno saggi... prima di proseguire a presentarvi libri, tecniche narrative o di
lettura credo sia giusto mettere in chiaro come la pensiamo “da queste parti” sui vari
supporti di lettura.
     La vecchia e sempre viva abitudine di distinguersi per bande vede fronteggiarsi i
patiti della pagina cartacea contro quelli del digitale, paperbacks contro e-books,
kindliani contro gutemberghiani, gli adoratori dell’aroma di caolino (dicono esista...)
contro i profeti del byte letterario....
     Lasciatevi dire che queste discussioni ci fanno venire davvero il latte alle
ginocchia nonché dei rilassamenti nocivi in zone non direttamente riferibili
dell’anatomia maschile.

     Qui al Lector siamo onnivori, democratici, funzionalisti, panteisti. In altre
parole: leggi solo libri cartacei? Sei il benvenuto, fratello! Non abbandoneresti il
tuo e-book reader nemmeno davanti ad orde di incappucciati con fucili laser?
Accomodati pure. Leggi solo cinquecentine? Sei appassionato di quipu inca? Ami
decifrare geroglifici? Leggi solo fumetti, rune celtiche, il braille o il codice
macchina? Entra pure caro, non ti cacceremo via di certo.

     Nella religione della Lettura non esiste l’Ortodossia. Perché il problema è un
altro, e ce lo dice (con una certa angoscia) lo scrittore americano Philip Roth in una
sua recente intervista (Josyane Savigneau per Repubblica.it del 23/09/2017):

D: Lei deplora la "rarefazione dei lettori seri" per la scarsa concentrazione dovuta
ai nuovi mezzi di comunicazione.
R: "Penso che l'estinzione di un pubblico di lettori seri peggiori ad ogni decennio.
Non vedo che cosa possa invertire questa tendenza".

     Il libro cartaceo quindi non sparirà, nonostante i profeti di sventura, ma forse
spariranno i lettori: è questo il vero problema. La lettura accurata, consapevole e
completa di un testo (Roth la chiama Lettura Seria, Montesano la chiama Lettura
Profonda) si può paragonare ad una funzione corporea essenziale, senza la quale si
impoverisce tutto l’organismo. E quindi il nostro compito è quello di promuovere
questa lettura: non limitarsi alla buccia, ma assaporare interamente e metabolizzare
tutto il frutto.

     Per portare a termine questa Sacra Missione non ci sono metodi uguali per tutti o
supporti miracolosi validi per ogni situazione. Esistono esperienza che si sono
rivelate efficaci ed altre meno. Qualsiasi cosa deve essere funzionale rispetto
all’obiettivo. Facciamo un esempio.

     Avete mai visto un’edizione completa de “I Miserabili” di Victor Hugo? Beh, con le
sue circa mille trecento pagine scoraggerebbe anche un lettore forte e serio; nella
versione audiolibro questo librino occupa 5 CD in formato MP3, per circa sessanta ore
complessive di ascolto. Magari ha scoraggiato persino Philip Roth. Ma in un e-book la
minaccia dei numeri si dissolve magicamente nell’unicità della pagina elettronica,
così mi posso concentrare interamente sulla magnifica prosa di questo capolavoro,
viaggiare con il narratore e non sentire il peso delle pagine che rimangono da leggere. La versione digitale de “I Miserabili” mi fa guadagnare dei lettori? Viva gli e-book allora!
     Esempio numero due: ho l’immarcescibile abitudine di sottolineare, piegare,
evidenziare, “lavorare” sulla pagina di carta del mio libro: per me è l’unico modo in
cui riesco a vivere fino in fondo la lettura di un romanzo, anche lunghissimo. Beh, se
è così libri di carta per tutta la vita, signori miei!
     Forse sono esempi banali eppure spesso le soluzioni a tanti problemi che sembrano
insormontabili sono proprio banali.

     Per lo stesso motivo, qui al “Lector” non siamo schizzinosi riguardo generi ed
autori e questo perché un libro deve piacere a chi lo legge. E la lettura continua ti
farà desiderare pietanze sempre più buone, sempre più vere, in un percorso sempre più
ricco. Si può quindi passare da un romanzo Harmony a Flaubert; ma difficilmente si
può fare il contrario. La cosiddetta “letteratura popolare” non si può rifiutare come
“bassa”: Dio solo sa quanti scrittori famosi si sono educati alla lettura attraverso la
tanto vituperata “letteratura popolare”. Pensi che leggere Liala, Maria Venturi, Sveva
Casati Modignani sia da sfigati o illetterati? Sei ancora schiavo dell’equazione per
la quale sei figo solo se vendi poco? Naaaa, cambia canale, allora; qui non la
pensiamo così. Posso motivare chi mi piace e chi no, ma la patente di illustre e bravo
letterato non la può assegnare nessuno. Non ora, almeno.
     Ci penserà qualcun altro a selezionare e a scegliere. C’è lo dice Giuseppe
Culicchia in quel libro irresistibile e divertentissimo, pubblicato per Laterza dal
titolo “E così vorresti fare lo scrittore”:

(...) ho sempre pensato che, al di là delle teorie dei critici e delle mode letterarie e
delle strategie editoriali e delle campagne pubblicitarie e delle tecniche
autopromozionali e del paraculismo elevato a stile di vita e scienza esatta, nonché
delle cerimonie di premiazione non solo per lo Strega o il Campiello o il Bancarella
o il Nonino ma anche per il Pulitzer o perfino per il Nobel, l’unico vero metro di
giudizio in Letteratura fosse il Tempo”.

     Questo vuol dire che nel tempo presente ogni scrittore vale più o meno quanto un
altro: non sappiamo nel futuro chi rimarrà e chi verrà inesorabilmente cancellato
dall’oblìo collettivo. Petrarca pensava di passare alla storia sopratutto per i suoi
poemi in latino, lodati e premiati dai lettori del suo tempo. Sagace, vero? Dickens e
Chandler erano considerati dai critici loro contemporanei più o meno robaccia.
Intelligentoni. D’altra parte Anna Frank avrebbe tanto voluto diventare una
scrittrice: forse nel campo di concentramento di Bergen Belsen, in cui morì fra
incredibili sofferenze nel 1945, pensò che quello sarebbe rimasto un sogno
irrealizzato, e invece...
     
     Il destino di un libro o di un autore è qualcosa che ci sfugge, nel presente:
quindi quando qualcuno ci dirà che il libro fra le nostre mani non fa parte del club
“di quelli bravi” pronunciamo a pieni polmoni il nostro più sincero chissenefrega ed
esercitiamo il nostro diritto a giudicare da soli se il libro in questione merita o no.
Leggiamo senza timore ciò che ci piace, ci seduce, ci nutre.
Certo, ci sarà pure qualcuno che potrà consigliarci, aiutarci, ma l’avventura sarà
sempre e solo nostra. Al resto penserà quel coccodrillo mangiatore di sveglie, nemico
giurato di Capitan Uncino, che si chiama Tempo.

     Siamo alla fine del post, cari Lectores, vi lascio con un brano molto in tema
tratto dal libro di Culicchia che ho citato poco prima e che potete trovare anche
nella nostra libreria on line “Tusitala” (cercatelo nel menu in alto a destra
cliccando sui tre trattini orizzontali):

     Ad ogni modo, è andata più o meno così. Da parte mia ho cominciato a scrivere
perché amavo moltissimo, ma proprio tanto tanto tanto leggere. No, meglio. Leggere e
ascoltare. Leggere e ascoltare storie. Alcune di quelle storie mi piacevano tanto che
nonostante le avesse scritte qualcun altro avrei voluto scriverle di nuovo io. Altre,
invece, avrei voluto scriverle dopo averle ascoltate, innanzitutto per non scordarmele.
Non dimenticherò mai la gioia con cui nei giorni d’estate mi tuffavo nel Mississippi
insieme con Huckleberry Finn, e l’emozione di imbattermi in Long John Silver, e la
voglia di fare baldoria con Athos, Porthos e Aramis. Mi addormentavo con un libro tra
le mani e la mattina dopo riprendevo a leggerlo facendo colazione. Assecondato,
alcuni decenni prima che qualcuno si inventasse quella cosa meritoria che è Nati per
Leggere, dai miei genitori.

GIUSEPPE CULICCHIA
E cosi vorresti fare lo scrittore
Editori Laterza

Https://tusitala.stores.streetlib.com

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