JOE LANSDALE: UN'AVVENTURA SENZA FINE



Benvenuti egregi Lectores: è arrivato il momento di parlare di uno scrittore che in redazione gode di un tasso di gradimento incredibilmente alto. A LUI piace per i dialoghi scoppietanti dal fantasioso turpiloquio; a LEI piace per le storie di formazione e la chiave del Giallo sempre sullo sfondo. Per entrambi Joe Lansdale è l'incarnazione moderna dello scrittore popolare: storie ben congegnate, gusto letterario concreto, nessun manierismo e nessuna astrusa ricerca poetico - linguistica che non abbia le radici nelle sue origini, che sono radicate stabilmente nel Texas.
Lansdale è un artista eclettico: fumetti, sceneggiature, romanzi, racconti, saggi. Spazia dalla fantascienza all'horror al noir al giallo con una facilità imbarazzante ed odia essere catalogato in un genere ("un libro è un libro, è un libro, ti piace oppure no"). E' scorrevole senza essere superficiale, profondo senza essere intellettualoide: concreto e semplice come vuole la Letteratura Popolare.
Fra le tantissime pubblicazioni segnaliamo una serie di libri, arrivata alla nona puntata, che ha per protagonisti Hap Collins e Leonard Pine: due amici per la pelle che sembrano attirare i peggiori guai. Il piatto forte, oltre all'intreccio adrenalinico e agli sfondi gialli sono i dialoghi. Eccone un breve esempio:



“Nel caso ci succedesse qualcosa,” disse Leonard, “ho una confessione da farti”.
“Dimmi pure”.
“Una volta ho usato il tuo spazzolino da denti”.
“Che cosa?”.
“Hai sentito bene”.
“Che cavolo, Leonard! E’ successo di recente?”.
“Sì. L’ultima volta che mi sono fermato a dormire a casa tua. Volevo pulire il cesso e me lo sono ritrovato in mano”.
(Honky Tonk Samurai, Einaudi, 2015)



Ma anche i monologhi non sono da meno




     Per un primo approccio a Joe Lansdale consigliamo due libri: il primo è Una stagione selvaggia (Savage Season, 1990) (Einaudi, 2006, ISBN 8806169548), il primo romanzo della "serie" Hap & Leonard: i due amici vengono invischiati, grazie all'ex moglie di Hap, in una brutta storia di rapine e tradimenti. La trama avvincente non mette in secodno piano le tematiche di fondo, come l'amore, il tradimento, gli ideali ormai sbiaditi della gioventù.
     Il secondo libro è L'ultima caccia (The Boar, 1998) (Fanucci, 2006) (ISBN 8834711491): un romanzo sullo sfondo della Grande Depressione (un periodo più volte esplorato dallo scrittore) con due ragazzi protagonisti, il bianco Ricky ed il nero Abraham, alle prese con un avventura che li porterà a maturare rapidamente:



« Accadde nell'estate del 1933 tra le paludi del fiume Sabine, nel Texas orientale, Quelli che ancora se lo ricordano, lo chiamano il Cinghiale del demonio. Fu anche l'anno in cui Richard Harold Dale diventò uomo all'età poi non così matura di quindici anni. So quello che dico perché probabilmente quell'anno e il Cinghiale del demonio me li ricordo meglio di chiunque altro. E ne ho ben donde. Sono io Richard Harold Dale e ne porto tuttora le cicatrici. »



Qui ritroviamo altri temi cari all'autore: la famiglia, l'amicizia, il razzismo, visti sempre con uno sguardo concreto e disincantato; la prosa rapida e netta prende le mosse da maestri americani come Ernest Hemingway, Erkine Caldwell, John Steinbeck e Cormac McCarthy. Nei romanzi non seriali Lansdale trova una voce più intima e riflessiva, meno divertita rispetto alle avventure di Hap e Leonard, eppure è sempre la "voce" inconfondibile di Joe Lansdale, capace sempre di essere sè stesso in tutte le sue incarnazioni letterarie.

LUI


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